“IL PROFUMO DELLE FOGLIE DI TÈ”
di: Dinah Jefferies
ed: Newton Compton Editori
“Il profumo delle foglie di tè” è un romanzo rosa dallo stile leggero e dalle tante emozioni: senz’altro consigliato per gli amanti del genere.
Per chi non dovesse essere fan del genere rosa può comunque trovare elementi interessanti dal punto di vista della società, dei paesaggi e dell’industria del tè nello Sri Lanka del 1920.
La scrittura è leggera ma la trama risulta scorrere un po’ lentamente. Molta enfasi viene data alla descrizione di luoghi, ambienti, personaggi ed emozioni.
Un romanzo rosa in tutti i sensi in quanto l’autrice tocca ed affronta temi importanti quali la maternità, la condizione delle donne in epoca coloniale inglese, la fragilità e la forza femminile.
TRAMA
Il profumo delle foglie di tè è ambientato negli anni 20 del novecento. La bella e giovane inglese Gwen si trasferisce a Ceylon per raggiungere il marito, Laurence, proprietario di una grande piantagione di tè. Inizialmente colma di felicità, la nostra protagonista farà degli incontri poco graditi e si troverà a dover prendere delle decisioni difficili che la porteranno a dover nascondere dei grandi segreti e ad affrontare una vita inaspettata. Il tutto si svolge sullo sfondo di un paesaggio selvaggio di un paese lontano e distante da quello europeo.
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PICCOLO ESTRATTO
Quando finalmente raggiunsero l’edificio lei era senza fiato, e guardò gli uomini dalla pelle scura seduti sul davanzale esterno che pulivano la moltitudine di finestre. Laurence aprì la porta, mentre in lontananza si udiva una preghiera indù, e disse a Spew di aspettare fuori. Poi fece entrare Gwen. Dal piano superiore proveniva il rumore delle macchine e c’era un leggero odore di medicinali. Lui notò che lei si era messa in ascolto.
«Ci sono un sacco di macchinari. In origine era tutto alimentato a legna, e in molte proprietà è ancora così, ma qui ho investito nell’olio combustibile. Sono stato tra i primi. Tuttavia abbiamo una fornace a legna per essiccazione. Usiamo il legno del Blue Gum. È una specie di eucalipto». Gwen annuì. «Lo sento». «L’edificio è su quattro piani», disse. «Vuoi sederti per riprendere fiato?» «No». Esaminò lo spazioso pianterreno. «Non mi ero resa conto che fosse così grande». «Il tè ha bisogno di aria». «Qui cosa succede?». Gli si illuminarono gli occhi. «Lo vuoi sapere sul serio?» «Certamente». «È un processo complicato, ma questo è il posto in cui arrivano e vengono pesate le ceste di foglie verdi. Anche se ci sono altre stazioni di pesatura. Le donne vengono pagate a libbra. Dobbiamo controllare che non ci aggiungano niente che possa aumentare il peso. E siamo interessati soltanto alle cime degli arbusti. Due foglie e un germoglio, diciamo noi».
Un uomo si avvicinò e gli parlò in tàmil; Gwen notò che Laurence lo trattava con grande gentilezza e familiarità. Gli rispose qualcosa e le mise un braccio attorno alle spalle, orgoglioso. «Gwen, lascia che ti presenti l’amministratore della fabbrica nonché responsabile della produzione di tè. Darish è il responsabile dell’intero processo manifatturiero». L’uomo annuì incerto e si inchinò prima di andarsene di nuovo. «Gli è capitato di vedere solo una donna che parlava inglese qui dentro prima d’ora». «Caroline?» «No, veramente era Christina. Vieni di sopra e ti mostro i tavoli per l’appassimento. Quando c’è una grande quantità di foglie, Darish e i supervisori dell’appassimento lavorano fin dalle due del mattino, ma a causa del tempo al momento è tutto tranquillo».
A Gwen non sembrava affatto tranquillo, ma tutto un fermento di attività, movimenti e rumori di fondo. Se a metterla a disagio fosse stato l’accenno a Christina, o l’intossicante odore delle foglie, forte, leggermente amaro e piuttosto strano, non sapeva dirlo con certezza. Si disse di non essere sciocca. Laurence era stato chiaro su quel punto: tra loro era finita.
Oltrepassarono pile e pile di ceste e diversi tipi di attrezzatura, strumenti, corde e altri strumenti simili, e poi salirono per le scale. «Ci sono dei solai per l’appassimento dove lasciamo le foglie a seccare naturalmente», disse, mentre arrivavano in cima. «La pianta da tè si chiama Camellia Sinensis». Gwen guardò le quattro lunghe piattaforme dove il tè era stato adagiato. «Quanto tempo ci vuole per l’appassimento?», chiese. Laurence le mise un braccio attorno alla vita e Gwen si appoggiò a lui, felice di essere nel suo mondo. «Dipende dal tempo. Se pioviggina, come ora, appassisce lentamente. Le foglie hanno bisogno che circoli aria calda. Ci dev’essere una temperatura precisa. A volte dobbiamo usare il caldo artificiale delle fornaci per seccare le foglie. Questo spiega il calore che avverti. Ma se il tempo è propizio, se le imposte sono sistemate nel modo giusto, il vento che entra dalle finestre aperte è sufficiente». «E cosa c’è al piano inferiore?» «Una volta che le foglie vengono adeguatamente appassite, finiscono nelle rollatrici che le schiacciano. Vuoi vedere?».
Guardò le foglie appassite che scivolavano dentro un’altra macchina al piano di sotto. Mentre Darish si univa di nuovo a loro, Laurence si rimboccò le maniche e con passi decisi si mosse per controllare i macchinari, sembrando così a suo agio che lei non poté evitare di sorridere. Laurence disse qualcosa in tàmil a Darish. L’uomo annuì e andò a fare ciò che gli era stato richiesto. «Andiamo di sotto?». Le prese il braccio e si incamminarono verso le scale. «Dopo le foglie verranno compresse». «E poi?» «Un rotore sminuzza il tè, che poi viene setacciato per separare le particelle più grandi da quelle più piccole». Lei annusò l’aria che adesso odorava di erba falciata messa a seccare. Il tè era simile a tabacco sminuzzato.
«Fermenterà nella stanza detossicazione. È la fermentazione che lo fa diventare nero». «Non mi ero resa conto che ci fosse così tanto lavoro dietro la mia tazza di tè del mattino». Lui le baciò la testa. «E non è finita qui. Il tè viene fatto bollire a fiamma viva per fermare la fermentazione, poi viene setacciato nelle diverse sfumature, e infine, soltanto dopo un’ultima ispezione, viene impacchettato e spedito a Londra, o a Colombo». «C’è così tanto da fare. Il tuo uomo dev’essere pieno di qualità». Laurence si mise a ridere. «Infatti. Come puoi vedere, ha degli assistenti fabbricatori di tè, e decine di operai, ma è lui che fa la differenza; è in questa proprietà da quando era un bambino. Prima di lavorare per me, lo faceva per mio padre. È un mago in quello che fa». «E chi vende il tè?» «Viene messo all’asta, a Colombo o a Londra, e i miei agenti si occupano delle questioni finanziarie. Credo che tra poco sentiremo il corno di mezzogiorno a breve e il suono ti sembrerà eccessivamente acuto da quassù».
Lui sorrise e lei non poté evitare di pensare che suo marito fosse un uomo veramente potente. Non solo il lavoro lo aveva reso forte e snello, ma anche determinato e autorevole. E sebbene stesse riscontrando problemi a introdurre alcuni dei cambiamenti di cui le aveva parlato, aveva totale fiducia che ci sarebbe riuscito. «Adoro che tu sia interessata a tutto questo», le disse.
L’AUTRICE: DINAH JEFFERIES
È nata a Malacca, in Malesia, e si è trasferita in Inghilterra all’età di otto anni. Dinah ha insegnato Studi teatrali e inglese e ha iniziato a scrivere nei cinque anni che ha trascorso in un piccolo villaggio sulle montagne andaluse. Ha esordito con il romanzo “La separazione” pubblicato da Penguin in Inghilterra e in Italia dalla Newton Compton. Il profumo delle foglie di tè alla sua uscita ha raggiunto il primo posto dei più venduti in Inghilterra e vi è rimasto per diversi mesi.
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ph: sushaninateacup